C’era anche il Gonfalone di Piacenza, domenica 16 febbraio, tra i labari e gli stendardi che davano solennità alla cerimonia di commemorazione dell’eccidio di Ponte Cantone, celebrata come ogni anno in onore dei venti giovani partigiani che caddero vittima delle milizie nazifasciste il 14 febbraio 1945 nelle campagne di Calerno, frazione di Sant’Ilario d’Enza. Originari in gran parte dalle province di Parma e Piacenza, avevano tra i 17 e i 30 anni.
“Di quei ragazzi che morirono per la libertà, dando la vita nel tempo in cui avrebbero dovuto costruire il proprio futuro, resta per sempre il ricordo e l’esempio nella nostra storia, nei valori della nostra Costituzione; proprio come allora, con brutalità inaudita, le loro salme lasciarono un’impronta nella neve, dove vennero abbandonate in segno di minaccia alla gente del posto. Rendere omaggio al loro sacrificio, ottant’anni dopo quella violenta e impietosa rappresaglia, significa riconoscere con profonda gratitudine il contributo che diedero alla lotta per la Liberazione, ma anche riaffermare che il coraggio e gli ideali della Resistenza, orientati alla democrazia e alla pace, hanno prevalso sulle ideologie, oggi più che mai irricevibili, di odio e sopraffazione”. Così l’assessore Simone Fornasari, che ha rappresentato l’Amministrazione comunale in occasione della celebrazione istituzionale, accompagnato dagli agenti della Polizia Locale.
Dopo il tradizionale corteo che riunisce autorità, cittadini e familiari dei Caduti, hanno tenuto il proprio discorso il sindaco di Calerno Marcello Moretti e il consigliere regionale Andrea Massari.
(17 febbraio 2025)
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